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Roberto Frazzetta scrittore

 
  • Immagine del redattoreRoberto Frazzetta

"Da ogni falsità"



Davvero non si aspettava proprio che il cuore riprendesse a pulsare. Il suo? Impossibile… indurito com’era a quella parola davvero ormai così ostile nonostante qualsiasi bisogno.


Gli occhi fatti vittima guardarono per primi e poi una diga che si squarcia, un fiume in piena di emozioni così temute a scuotere il corpo in un subisso di brividi.


Scrollare l’organismo, smuoverlo in fremiti, fino all’epicentro del cuore, nell’interstizio della parte gassosa dell’anima.


Eppure era solo una femmina…era rintanata, presente tra la massa indefinita delle persone.

Una folle tra la folla.


Visti… i due si erano visti.


Ma quanto mai poteva comunicare uno sguardo, anche se il più intenso? Quanto poteva muovere?


Guardami negli occhi, spogliati da ogni falsità, quell’aura di purezza tradisce diaboliche anomalie.Suggeriva la canzone…un sottofondo trasportato da chissà quale vento.


Dharma?

Una serie di passi, un farsi largo tra la gente e poi prendere la sua mano e iniziare un sogno.

Già un sogno che per lunghi momenti rimaneva abortito nella mente.


Lei continuava a fissare, a mandare messaggi e scovare peccaminosi dettagli.

Si mosse… impercettibile

Dio…che è in me…


Realizzò di essere nei pressi del magnifico corpo di lei, solo quando l’odore salutò.

“Ciao…” dolcezza, passione

“Ciao piccola...” trasporto, frenesia

“Perché mi guardi?” sexy, curiosità

“…è l’unica cosa da fare avendoti qui.” centratura, strategia

“Mmm... piaciuta la tua risposta. E ora?” malizia, dolcezza

“Dammi la mano…” improvvisazione, coraggio

“Mano data…” sexy

“Se mi senti…” agitazione, desiderio

“Sì.” desiderio, agitazione

“Vieni con me…” fermezza

“Ora? E il tuo lavoro?” incredulità

“… è il mio. E come tutte le mie cose non mi possiedono.” tronfio, esagerato

“ah… bene e allora andiamo.” Sfida, felicità

… saluta la dea che è in te…


La folla si ruppe, il cerchio frantumato in un big bang di ruoli. L’universo cambia strategia e due stelle si staccano… comete verso le vie sconosciute.

Mieloso, impalpabile.


Le note erano diventate piccole e buffe, lui la portò lontano.

E più si allontanava, ad ogni passo lei perdeva brandelli… e ora?

Una lucina nella notte… come una fiamma a indicare.


“Ma cos’è?”

“… sei preoccupata?”

“un po’ si…”

“…la fiducia è un po’ come la fede…”

“.. o la hai o no..”

“..la si da solo alle grandi cose.”

“E tu sei grande?”

“Io sono… siamo arrivati.”


La stanza era piccola, un po’ stretta, due scalini piccoli in fondo e un tavolo bianco con quadri e candele. I banchi rendevano sia claustrofobico che accogliente quel posto fuori da ogni grazia.


“…ma non è sconsacrata?”


“Ancora no, piccola. Ancora no…”


Le prese il viso con le mani, la tirò a se e baciò con forza le sue morbidezze.

Era un po’ inaspettata e rigida, ma la bimba si sciolse in quell’atto di venerazione.

Una fratellanza dei movimenti, maestrie del corpo e le mani le scivolarono sulla pelle. Squame bollenti… i denti sul collo, i sapori con gli odori della pelle dentro carne, mentre dall’alto l’ecce homo fissava attento a braccia spalancate aperte.


Gli occhi avevano già imparato, fissi.

..e giurerai su Dio e su tua madre di non aver colpa…Eva…


Non voleva più uscire, era come aver preso una scorciatoia per il paradiso, o qualche locale simile. Era bellissimo, naturalmente proibito… senza poi ma forse, momenti senza tempo.


Tutti i liquidi della diga si mischiarono. Le frequenze delle note…. Celestiali.

I banchi da co tanto movimento si erano spostati, imitando croci di spazi e loro nel mezzo erano davvero quel tocco sacrale e misterico.


"Sia santificato il tuo nome.." disse lei accaldata.


"Bene, ora puoi anche piangere... Eva." sorriso dalla lingua bifide.


Si alzò nudo e lì, le porse la mela... rossa e stanca da ciò che era bene e ciò che era male.


Un morso...

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