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Roberto Frazzetta scrittore

 
  • Immagine del redattoreRoberto Frazzetta

"L'accompagnatore"



Era una casa ai limiti del disgusto. Unta, polverosa e così bisognosa di aria fresca. L’arredamento, se così si può chiamare era perlopiù incomprensibile di stile. Un quadro futurista, un abbinamento di sporco e arte moderna. Giornali ovunque in terra calpestati da orme e resti commestibili.

Due stanze e una cucina. Bagno in comune con altri tre appartamenti. Quelli dello stesso piano. Intollerabile per chiunque. E poi senza riscaldamento e la sera così fredda da risultare insidiosa nel suo mistero. Infatti di un mistero si trattava… perché la vita del suo abitatore era un buon enigma per tutti gli inquilini del palazzo.

Lavorava. Era certo, lo dimostrava il fatto che pagava l’affitto con regolarità e alle sette usciva ed era l’ultimo a rincasare la sera… lasciava la porta di casa aperta. Incurante e pazzo. Di cosa si occupasse forse era un segreto di stato. Vestiva bene, sempre di nero, i capelli ben ordinati, ma nessuno lo aveva mai incrociato per la via del bagno in comune. A dire il vero nessuno lo aveva mai incontrato per le scale, o visto con le buste della spesa o addirittura in compagnia di qualche d’uno. Nessuno. E viveva da solo. Lasciava con una certa puntualità le sue rette al portinaio e puntualmente svaniva. Non partecipava mai alle assemblee.

Molti erano arrivati a pensare di avere un agente segreto come vicino o un terrorista… cosa a volte simile.

Ma nessuno mai e poi mai arrivava a pensare quale inconsueta occupazione farcisse la sua esistenza.

Con il tempo riuscirono a strappare un po’ di informazioni per il bene del palazzo… il portinaio se ne occupò.

“Fa l’accompagnatore..” esordì in assemblea straordinaria.

“Ha tante bottigliette di vetro in casa….” Il portinaio si era intrufolato due volte in sua assenza.

Mormorio.

Chissà cosa se ne faceva?

Droga?

Collezionismo?

Poi un giorno una signora distinta venne a cercarlo e con lo stupore di tutti disse al portinaio di avere bisogno del suo operato.

“Scusi… ma dove ha trovato il suo indirizzo?”

La signora titubante… ma rispose:

“Qui..”

Su di un quotidiano. Alla pagina degli annunci, nel ritaglio delle offerte, alla lettera A, a come AAA.. accompagnatore… le frasi che seguivano:

Offresi accompagnatore per viaggio indimenticabile.

Era chiaramente un codice segreto.

Le riunioni di condominio classiche erano passate in secondo piano, ora bisognava capire che cosa voleva dire quel messaggio criptato.

Le sere a casa del portinaio sembravano assemblee in un bunker strategico e le conclusioni e gli azzardi erano di un torbido inaudito.

“Gigolò”

“Trafficante”

“Spacciatore”

“Pazzo psicopatico stupratore.”

“Ragazzo moderno, squinternato.”

“Ragazzo moderno? Ma cosa mai vai dicendo?”

“Dico che soltanto voi adorate complicare le cose…”

“La fai semplice tu.. tanto non vivi qui con noi… in caso di pericolo a te che interessa?”

“Ma no..”

“Si…” aggiunse un terzo “ Lei sarebbe uno di quelli che intervistano dopo le stragi… a fatti compiuti… già la vedo a dire…….. era un bravo ragazzo, un po’ timido e salutava sempre!!”

“Per me esagerate e ci scommetto..”

“…bella cosa scommettere sulle nostre paure.”

“Allora ho un idea.. contattiamolo. E scopriremo l’arcano.”

“Bella idea! Ma se abita qui! E noi idem.. come facciamo?”

“Potremo chiamare a nome di qualcuno che non abita qui… tipo me.”

“Piccolo dettaglio… non ci sono numeri telefonici… solo indirizzo.”

“Allora lo cerco di persona..”

“Ti avrà visto… e così chissà che figura che facciamo.”

“Potrei.. potrei farlo io per voi.”

Si voltarono tutti guardando da che direzione era giunta quella voce così tremante e innocente.

“Sì zio.. potrei io.”

Era la nipote dello zio Arturo. Un essere leggiadro dal cervello colmo di riccioli bianchi e basta.

Un altro inquilino che non aveva questi dilemmi di saccenza…le disse:

“Ma sei sicura?”

“Certo.. vedrete che è come dici tu.. loro esagerano..”

Ma sì, che importava infondo questo indagare…tanto loro abitavano distanti…

Il piano era pronto, la ragazza pure, e la notte passò in fretta.

Così la mattina di buon ora la giovane si presentò al portone del palazzo. Lui uscì.

“Scusi…”

“Si?”

“Sa dirmi quale è l’interno sette. Cerco una persona.” Timida ma fintamente, infreddolita e con il giornale degli annunci in mano.

“Sono io l’inquilino del sette.”

“Ho letto l’annuncio.”

“E’ meglio parlarne al caldo.. venga.”

“A casa sua?”

“No.. al bar… colazione.”

Entrarono nel bar indolenti. Era indubbiamente misterioso lo spettro di personalità che trascinava questa persona… questo pensò la ragazza.

“Cosa prende?”

“Un caffè va benissimo”

“Allora un caffè e un te nero..” ordinò al banco.

“Mi sento un po’ a disagio..”

“Capisco… chi è che sta partendo?”

“Partendo?”

“Mi occupo di viaggi… un po’ particolari..”

“Particolari?”

“Come a fatto ad avere il mio recapito? Nessuno le ha detto di cosa mi occupo?”

“No… l’ho letto sul giornale.. viaggi.”

“Mi occupo di viaggi come le dicevo… viaggi di sola andata.”

“Ah… nel senso che accompagna per itinerari avventurosi?”

“In un certo senso…”

“Gente che non sa se tornerà?”

“Il più delle volte…”

“E quale compito ha lei in questi viaggi?”

“Mi assicuro che tutto sia indimenticabile e sacro… io sono soltanto una guida.. un addetto alle procedure…se vogliamo così dire.”

“Mmm.. viaggi di sola andata? Gente che vuole sparire insomma.”

“Vuole o non vuole è un viaggio che non include ripensamenti…ma lei è interessata?”

“ehm.. sì…”

“Mi spiace.. lei ancora non può affrontare questo giro… almeno non con me..”

“E come sarebbe! Posso pagare…”

“Non è questione di soldi è che lei non ha intenzione di partire”

“E lei come può dirlo?!”

“Un certo intuito professionale… è molto che opero nel settore.”

“E non si sbaglia mai?”

“Sì.. certo ma sempre più raramente.”

“Insisto…”

“Tempo sprecato… posso farle una domanda? Quali luoghi adora?”

“Nel senso dove voglio andare? Sta cambiando idea?”

“No, assolutamente era solo per dire… una specie di deformazione professionale… mare, montagna.. queste cose qua..”

“Lei è alquanto strano lo sa?”

“Potrebbe anche darsi.. la risposta?”

“Adoro la montagna, ma non d’inverno, in primavera, quando è possibile perdersi nei boschi.”

“Mmm.. come mai i boschi?”

“Mi piacerebbe vivere vicino a un albero… ma queste sono sciocchezze… paranoia da città.. non trova?”

“Certo…”

“Spero un giorno di fare questo famoso viaggio… magari mi faccia sapere lei quando sarò pronta… e per quali avventurosi itinerari.”

“Sono felice che la prende con divertimento… chissà magari un giorno toccherà accompagnarla.. o io o qualche altro collega… ma si fidi il viaggio lo fanno quasi tutti.”

“Mi può lasciare un depliant?”

“Non posso, mi spiace.”

“Posso dirle io che è una persona buffa e un po’…”

“Pazza? Prego si figuri è routine..”

“Buona giornata e buon lavoro allora. ”

“Anche a lei.”

La ragazza si alzò e fece per avviarsi verso la porta d’uscita. Pensò che il tipo era strano, piacevole ma strano, e per questo il caffè avrebbe lasciato a lui l’onore. Mentre stava per uscire avvertì un brivido percorrerle la schiena e risalire dietro la nuca. Si voltò e anche il suo buffo accompagnatore la stava fissando. Mostrò un sorriso e uscì.

Intanto che assaporava la fragranza della frescura mattutina pensò a cosa avrebbe detto agli interessati di questo curioso incontro e poi deviò tutti i suoi pensieri al bosco… all’albero chissà perché aveva detto quelle cose segrete allo sconosciuto…forse così… per caso.

Per piacere, per semplice pensiero.

Cosa accadde?

Semplice.

La macchina non la vide, lei non la sentì perché stava ascoltando il frusciare delle foglie di primavera e il volo fu brusco. Ma non violento. Simile ad una folata di vento.. la spostò.

Appena riuscì ad aprire gli occhi un cumulo di gente era in cerchio intorno a lei.

“Fate largo! Fate largo sono un medico! Qualcuno chiami soccorsi!”

Un uomo sbraitava e si fece spazio giungendo a lei. Delicatamente le sollevò la testa. “Ora si.. ora sei pronta per questo viaggio! Mi spiace…” era lui.

“Oh.. non mi sento più…”

“Non preoccuparti.. ci sono io… sarà un viaggio bellissimo… chiudi gli occhi e lasciati guidare da me.”

Il corpo di lei si allungò, si lasciò scendere tra le sue braccia. Lui le posò una mano sulla fronte e l’adagiò in terra. Con metodo e pacatezza si chinò verso la sua bocca, e sempre candido e morbido le poggiò le labbra sulle sue.

Poi inspirò, lento e sacrale, quasi a non voler perdere nemmeno un filo di respiro di lei che si svuotava meramente.

Trattenne il fiato nella bocca, con tutta la capacità dei polmoni e senza destare sospetti si infilò una mano nella giacca. Estrasse una boccetta, verde come le foglie dei boschi, come il muschio sulle cortecce, come le distese di erba, come gli occhi di lei. Alzò il tappo di sughero e portandola alle labbra soffiò l’ultimo respiro della ragazza dentro.

Chiuse e all’interno una nebbia densa aveva iniziato a condensarsi. “Buon viaggio piccola.”

“Dottore come sta?” una voce alle spalle. In lontananza una sirena. “..è andata..” disse rialzando la testa.

Si alzò e nella mischia furtivamente sparì.

“Non ci posso credere! Dove lo trovo io un bosco ora?” si disse impreparato.


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