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Roberto Frazzetta scrittore

 
  • Immagine del redattoreRoberto Frazzetta

"Il Patto" 1/3



(1/3)


“Ricordo la notte. Il cielo freddo solcato dalle frecce infuocate. Ricordo le urla e il crepitare del metallo scontrato. Il respiro affannato mentre scendevo da cavallo. Gli zoccoli che pestavano la terra. L’isteria collettiva della battaglia. Poi un vuoto. Sentii il vuoto invadermi nella caduta. Schiaffo improvviso dell’acqua, torrente alla fine del viaggio. Il suono della mia paura invadere gli spazi della mente. Acqua e gelo. Perdita di orientamento mentre la corrente si faceva beffe di me roteando e scaraventandomi a piacimento. L’unica costanza, la mano che stringeva impertinente la spada. Questa sua importanza implicita. Tenerla ben stretta a discapito di tutto. Ricordo la notte nel buio dell’acqua un tonfo sordo della testa che urta qualcosa di più duro. Poi tutto si spense.”


Il campo improntato per la notte era pressoché un selvaggio accampamento di fortuna. Il posto era strategico ma non sarebbe stata una cuccia d’oro dove leccarsi le ferite per lungo tempo. Molti della guarnigione erano venuti meno nella ritirata. Alcuni indecorosamente si erano sparpagliati in preda al panico della sconfitta. Il meno che poteva accadere senza un capo. Il battaglione di perlustrazione dei Lupi Bianchi era ancora distante eppure quel senso di effimero e di disfatta aveva già contagiato i cuori più tenaci. Il rimasuglio della fredda notte di guerra era lì, in venti tende, tra cavalli stanchi e i mugugni dei feriti. Gli uomini incrostati di sangue si medicavano cercando di non perdere la luce, non cedere il passo alla paura. Si evitavano i fuochi per non segnalare la postazione al nemico, anche se questo causava continuare a combattere con il freddo. A breve le luci del sole avrebbero iniziato a prendere forma e consolidandosi in raggi si sarebbero espansi. Udras e Kylo irruppero in quella che sarebbe dovuta essere la tenda del comandante. “Lo abbiamo trovato!” fece Kylo. “Però è messo molto male.” Kira si alzò di colpo dal mucchio di coperte che stavano fungendo da giaciglio, lasciò cadere l’arco tra le mani e si precipitò al cospetto. “Sta tremando! Morirà assiderato.” “Si! Lo penso anch’io.” Fece Udras. “Dai un occhio alle mani!” “Dobbiamo accendere un fuoco o morirà.” Intimò Kira. “Nemmeno per sogno, significherebbe invitare quei bastardi a nozze.” “Ma Udras! Così morirà per certo!” “Sai che anche lui sarebbe stato d’accordo. E poi se è sopravvissuto a quel volo tutta la notte in acqua, ci sono delle possibilità…” “Maledizione!”


L’uomo ancora stringeva la spada. Paralizzato in quella stretta come un autentico voto. Lo adagiarono nel giaciglio di Kira, Kylo a forza gli aprì dita e allentò la morsa indurita dal gelo. La spada fu adagiata al suo fianco. “La notte sta arrivando! Sarà dura e lunga, ciononostante abbiamo allestito turni di avvistamento. Alle prime avvisaglie dovremo scendere a valle e prepararci un piano di fuga.” Udras aveva le mani nella sua barba, tagli vistosi scendevano sugli avambracci e ornavano la sua figura. Il sangue rattrappito si estendeva fino alle unghie e permeava nei pori della pelle infreddolita. “Capisco! Ma come facciamo con lui!” Chiese Kira. “Devi prendertene cura tu. Questo è il compito di una donna!” “Cosa stai dicendo?!” “Che lo devi scaldare. Corpo a corpo. È l’unico modo che ha per sopravvivere e cavarsela. Non ti aspetterai che lo faccia uno di noi? Sei l’unica donna della Guarnigione delle Aquile Blu!” “Sono una guerriera come voi!” “Certo! La migliore arciera ma a differenza di noi sei l’unica che abbia una fica e un paio di tette. Proprio per questi attributi fisici sei l’unica che può scaldare il capo con il proprio corpo nudo.”


“Maledizione!” “Se non riconosci questo fatto, vuol dire che ti sei allontanata drasticamente dalla tua vera natura, e allora puoi lasciarlo morire come farebbe ogni uomo della guarnigione.”


Kylo assistette al diverbio a occhi chiusi. Il suo muso esotico lo aiutava sempre ad apparire distante e distaccato dal succedere delle cose. Il magnifico duo uscì dalla tenda. Il corpo bagnato era lì. Kira lo guardò fissamente, pensò perfino di conficcargli una freccia in gola e risolvere definitivamente il problema. Qualcosa invece scattò. Nella gelida notte, il freddo si manifestava con vento insano che spostava i tessuti delle tende. Quel qualcosa già provato in passato si ripresentò forte e inaspettato. Qualcosa che come aveva detto Udras si era allontanato molto. Kira iniziò a piangere sommessamente. E le lacrime calde l’aiutarono nello scoprire amorevolezza. Prese dapprima gli stivali, slacciandoli e sfilandoli, poi l’abito da battaglia, la camicia, i pantaloni e infine gli indumenti intimi. Il respiro del corpo era sottile. Le membra ghiacciate e violacee. L’adagiò nudo sotto le poche pelli di animale rimasto e voltandosi iniziò a spogliarsi. Le lacrime non ne volevano sapere di fermarsi a scendere, il loro calore attraversava i lineamenti del viso prendendo la strada del collo. Kira stava venendo meno al suo eterno patto, quello di stendersi nuda contro un uomo.


(Continua...)

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