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Roberto Frazzetta scrittore

 
  • Immagine del redattoreRoberto Frazzetta

"The Way Young Lovers Do"

Aggiornamento: 3 nov 2023





Nella storia della musica Rock c’è un unico Signore indiscusso. Allo stesso tempo è un mito in sordina. Lui, viene prima di tutti, prima dei Beatles, degli Stones, di Bob Dylan, dei Doors, anche se con questi ultimi ha qualcosa in comune. Prima di tutto c’è la sua musica, avanti a tutti. Il genio indiscusso di “Astral Weeks”. Proprio lui che vivendo le epoche dei miti è passato non sopra, non intorno ma unicamente dentro, contagiando senza contagiarsi. Un essere Oltre, tutt’ora in attività. C’è chi dice di averlo visto dal vivo nei tempi d’oro e che era un’assoluta esperienza mistica assistere alla sua musica, e anche chi come me cerca di vederlo ancora.

Van Morrison.

Lui prima di tutto.

L’ho conosciuto grazie ad Antonella.

“Conosci Morrison.” Mi fece quel giorno mentre facevamo a correre con la musica davanti allo stereo.

“Ovviamente.” Quasi offeso, “Chi non conosce Morrison?”

“Aspetta, mica è del tutto scontato. A quale Morrison ti riferisci?”

“A quello dal nome di tre lettere. Consonante, vocale, consonante.”

“Anch’io. Ma sono sicura che non si tratta della stessa persona.”

“Il Re Lucertola. Jim Morrison.” Faccio io a terminare la gara.

“Il Druido. Van Morrison.”

Conobbi il Druido perdendo una gara. Il pomeriggio più fantasmagorico della mia lunga e intensa carriera da audiofilo. “Astral week”.

Pensate a un disco così bello che persino la sua recensione è un capolavoro. Nel 1968 Van Morrison è un cantante rock di successo, frontman del gruppo Them e la loro Gloria uno dei brani più “coverizzati” dalle garage band. Ma con “Astral weeks” Van fece qualcosa di completamente diverso. Innanzitutto qui Morrison si fa accompagnare da un quintetto di estrazione jazz: John Payne, fiati, Warren Smith, vibrafono, Jay Berliner chitarra, Richard Davis, contrabbasso, Connie Kay, batteria. Una strumentazione piuttosto anomala, non c'è pianoforte, chitarra e basso sono rigorosamente acustici. Sugli ultimi due musicisti vale la pena di soffermarsi. Connie Kay (Conrad Kirnon) è stato il batterista del Modern Jazz Quartet, gruppo che tentò una fusione tra il jazz e la musica da camera. Col suo stile leggiadro e sofisticato, diede un contributo fondamentale al suono del quartetto. E l’esplorazione sarà una costante fondamentale nella musica del Druido. Per questo che Lui è l’unico.

“Lui prima di tutto.” Diceva Antonella.

Rimasi completamente assuefatto da “Astral weeks”, il virus della sua musica salì facendomi tremare e alzare la febbre. Continuammo a parlare di Van per altri tre riascolti completi. Il mio impianto faceva le fiamme. Noi sul divano e Van cantava a non più di due metri da noi.

La sensazione era quella.

“Ora adoro ben due Morrison.” Le dissi.

Lei era una sua sostenitrice da molto tempo, era riuscita a vederlo non so quante volte e mi disse che lei, come molti, dopo il primo ascolto era diventata contagiosa, come se quella bellezza provata ascoltando la sua musica non potesse rimanere per pochi, ma andasse condivisa. Aveva così passato il morbo al fratello e a svariati amici. Lo disse passandomi evidente rassegnazione al fatto.

E probabilmente, quello che segue fu la mia iniziazione al Druido.

“Voglio raccontarti una storia.”

“Va bene, su Van?”

“Sì e non solo su lui.”

“Adoro le storie del Rock.”

E lei era maledettamente brava a raccontarle.

“Immaginati il 1966 e la musica dell’epoca con quel tipo di energia, immagina la forza della musica degli Stones sentita fresca e quella dei Doors. La possibilità di sentirli dal vivo seduto al tavolo a bere, rilassato. Non in un concerto. Qualcosa di più intimo e raccolto, ma d’identica intensità. Roba da vendere l’anima per vivere la giovinezza con quella musica, quelle idee… quelle possibilità. Ci sei? E poi ricordati il locale storico al Sunset Boulevard, il “Whisky a Go Go”… un locale che sarà stato sicuramente nei secoli dietro un nodo geografico della terra più energetico che mai, che ne so… qualche sito indiano, Atlantide o che so… qualcosa di simile. Perché quel locale, ha richiamato una quantità enorme di musica…e il 23 maggio di quell’ anno i Doors iniziarono lì dentro la loro leggendaria serie di concerti. Beh il 2 Giugno ci suonò per dieci giorni Van Morrison. Lui ancora non aveva creato “Astral Week”, ma già i Doors avevano suonato “The End”. Jim, si sa, non era un’anima serena e una sera che la sua metà oscura diede di matto mandò a cagare i Doors e litigò con Pam. Uscì da solo e andò a bere al Whiskey a Go Go. Quella sera era appunto il 2 Giugno. Jim rimase rapito, quasi estasiato guardare il suo omonimo bruciare chilometri di soul blues e incendiare il locale con Gloria. Van era posseduto, faceva ruotare l’asta del microfono al contrario come un ombrello senza tela, e cantava e poi prendeva il microfono e lo sbatteva violentemente a terra. Con rabbia spettacolare.

Dopo lo spettacolo Jim Morrison invitò Van Morrison al tavolo. Si ubriacarono e fecero amicizia. E rimasero a parlare fino a mattina, loro e il poveraccio che doveva chiudere il locale. Pensa te, loro due sbronzi al tavolo e il tipo che impreca per tornare a casa. Avesse saputo a cosa stava partecipando. Diventarono così amici che Jim andò a vederlo tutte le altre sere e l’ultima, il 18 giugno, addirittura divisero il palco. Ci pensi? I due Morrison. Improvvisarono una mezz’oretta il brano “In the Midnight hour” di Wilson Pickett e poi “Gloria” a due voci con Jim e Van che si alternavano le strofe e insieme cantavano il ritornello.

Poi non si videro più.

Ti rendi conto che spettacolo? Un allineamento di esistenze. Io ci divento matta quando ci penso. Purtroppo all’epoca i locali non potevano registrare le esibizioni, quindi di questa storia tra il Re Lucertola e il Druido ci sono solo poche foto della serata, dove si vede Jim vestito di nero e Van con i capelli sparati in testa che cantano insieme.

In quel momento il Rock fermò il tempo.”

“Che storia… pensa che bello…a esserci stato.”

“Oh.. sì. Io ci andrò presto.”

“Allora, prendi i posti vicino al palco.”

Ci guardammo a lungo in quella musica.

Passava per la quarta volta “The way young lovers do.”

Rimanemmo fino a tardi ad ascoltare Van. Ero contagiato, completamente.

Antonella. Ci siamo veramente visti gli stessi giorni dei Morrison. Ti penso ogni volta che ascolto il Druido Van Morrison.

Poi sei partita per il tuo grande Viaggio e probabilmente al Whiskey a Go Go mi stai aspettando.



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